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Personaggio del Mese: Elena Bonaldi

È nel cuore pulsante dei quartieri, dietro le vetrine illuminate delle attività di vicinato, che si gioca una delle sfide più delicate per il futuro delle città, soprattutto di Bolzano. Elena Bonaldi, presidente di Confesercenti Alto Adige, ne è convinta: “Un negozio non è solo un luogo di scambio economico, ma un presidio sociale che contribuisce a rendere vivi e sicuri i quartieri e non da oggi”. Un destino che è anche storia personale: insieme alla sorella Silvia, infatti, gestisce la storica gioielleria di famiglia in via Dalmazia. Un negozio di alto profilo fondato dalla madre Rosella Bonaldi nel 1959, quando la zona era ancora un nuovo quartiere in espansione. Pieno di sogni, speranze e respiro di futuro. 

Presidente Bonaldi, cosa significa oggi gestire un’attività al di fuori del Centro storico? 

Significa innanzitutto confrontarsi con un competitor globale e invisibile: il commercio online. È impossibile mettersi sullo stesso piano delle grandi piattaforme digitali, men che meno con le catene che possono permettersi economie di scala e un’offerta illimitata. Spesso, peraltro, i due player si uniscono moltiplicando la forza d’urto sul mercato. Quello che possiamo (e per certi versi dobbiamo) fare è differenziarci: essere presenti sul web per farci trovare, certo, ma soprattutto puntare sulle competenze e sulla relazione diretta con i clienti.

Lei conduce un negozio di vicinato con successo: in che che modo queste imprese si distinguono in un tessuto economico altoatesino composto principalmente da Pmi?

La differenza la fanno la competenza come spiegavo prima ma anche l’aggiornamento continuo e la capacità di ascolto.Nei grandi store spesso si perde la consulenza qualificata, mentre un commerciante appassionato mette a disposizione anni di esperienza e conoscenza dei prodotti. E anche dei suoi clienti, a volte. A questo si aggiunge l’assistenza post-vendita, un valore impareggiabile: chiunque sa che può tornare da noi e trovare supporto. Non meno importante è la capacità di consigliare, anche a costo di rinunciare alla vendita immediata. È così che si costruisce la fiducia e, alla lunga, è l’asset più importante.

Una funzione sociale a rischio

Un negozio di quartiere è parte integrante della vita della comunità. Ci salutano ogni giorno, ci chiedono informazioni e piccoli aiuti, le nostre vetrine illuminano le strade e rendono i quartieri più sicuri. Per le persone anziane, soprattutto, la presenza dei commercianti è un punto di riferimento. È per questo che definisco il commercio di vicinato un vero presidio sociale ed è per questo che bisogna convintamente perseguire politiche che lo sostengano. Il più capillare che abbiamo a disposizione.

Qual è il ruolo di Confesercenti in tutto questo?

L’associazione di cui sono Presidente, si pone come voce unitaria delle imprese altoatesine. Non solo del settore del commercio. Rappresenta centinaia di attività e ha anche il compito di far sentire il peso del commercio di prossimità nei confronti delle istituzioni. Siamo portatori di istanze reali, concrete, che riguardano non solo la sopravvivenza delle imprese ma anche la qualità della vita urbana. Dobbiamo essere costantemente capaci di riempire di significato l’associazionismo che è rappresentanza, rapporti, umanità e responsabilità di comunità.

Siamo alla vigilia delle festività, uno dei periodi più significativi dell’anno per il segmento commerciale…

Il Natale resta un momento centrale per i consumi, ma soprattutto per la socialità. È l’occasione in cui le famiglie riscoprono il piacere di passeggiare tra le vie, guardare le vetrine, fermarsi a scambiare due parole. C’è voglia di abbinare il cuore all’acquisto. Ecco, se saremo sempre in grado di soddisfare quel sentimento allora saremo sempre in grado di giocare la nostra parte.

Immagine: Elena Bonaldi, Courtesy Elena Bonaldi