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Santa Maddalena, il vino secolare che guarda al futuro - intervista a Federica Randazzo

Uno dei vini più longevi d’Italia con un Consorzio di Tutela che quest’anno festeggia la cifra tonda dei 100 anni di vita. Il Santa Maddalena è un fiore all’occhiello del panorama bolzanino ma anche una splendida opportunità per chi visita il capoluogo altoatesino in estate. Federica Randazzo è ambasciatrice del Consorzio per la Tutela della Produzione del Vino Santa Maddalena e vice curatrice nazionale di Slow Wine. Nessuno meglio di lei può guidarci a scoprire questa ricchezza dalle lunghe radici.

“Un Consorzio che rappresenta una piccola unicità in un territorio come l’Alto Adige che viene solitamente identificato nei suoi grandi vini bianchi fruttati. Un presidio che ha anche una valenza storica decisamente rilevante. Ha continuato a credere in modo compatto nel vitigno autoctono Schiava e nelle sue potenzialità non seguendo la virata internazionalista e bianchista che ha portato a fondovalle le mele e in quota varietà quali Sauvignon, Traminer, Pinot Nero, Pinot Grigio o Pinto Bianco”

Parliamo della sua storia?

“Ci sono stati anni in cui l’Alto Adige era fra i primi territori italiani nell’export di vino con il 35% delle esportazioni totali verso Svizzera, Germania e Austria. Tra questi era molto famoso il Santa Maddalena. Negli anni ’60 o ’70 berne un bicchiere era considerato un lusso. Nel 1971 è stata la prima Doc della provincia di Bolzano. Terroir particolarmente vocato a nord di Bolzano, microzone d’eccellenza e una tradizione secolare hanno poi permesso al Santa Maddalena di superare la crisi degli anni ’80 ripartendo da metà anni ’90”

Il tutto in un territorio tutto sommato piccolo.

“Assolutamente. Parliamo di 200 ettari e 2 milioni di bottiglie. Se pensiamo che in tutto l’Alto Adige abbiamo circa 5.300 ettari complessivi significa che il Santa Maddalena occupa circa il 4% del totale. Si punta molto sulla qualità in un segmento che ha un’identità molto forte e presidiata da molti vignaioli. Tante storie di piccoli produttori che rappresentano un elemento di valorizzazione in più senza dimenticare, naturalmente, il ruolo giocato dalle cantine sociali (che, a loro volta, possono fare affidamento su aziende agricole familiari il cui lavoro è valorizzato dalle mani da importanti enologi).

Sono tante, quindi, le aziende che etichettano?

“Sì. Direi che il Santa Maddalena può contare su diversi stili interpretativi e produttivi: ogni cantina crea prodotti originali che dimostrano anche la versatilità di questo prodotto. Parlando in generale, è interessante notare come il Consorzio abbia avuto la capacità e la lungimiranza di difendere – passatemi il termine – potenziale e caratteristiche della sottozona tutelando, di fatto, una tradizione. Produttori e produttrici queste colline, storicamente, sono stati tra i primi ad imbottigliare in tutto l’Alto Adige. Hanno lavorato duramente per portare qualità in campagna e in cantina, ponendo così basi solide per il futuro che hanno davanti.”

Cosa stanno portando, adesso, le nuove generazioni?

“Ogni tradizione porta in sé anche il seme dell’evoluzione, del cambiamento, ed è esattamente quello che sta succedendo per il Santa Maddalena. Intanto trovo interessante sottolineare come ci siano sempre più donne coinvolte, non solo a livello di mercati e di marketing, ma anche in vigneto e in cantina. Un aspetto molto positivo. Dal punto di vista enologico, invece, sempre più produttori stanno affiancando alla propria etichetta storica e più classica del Santa Maddalena un’etichetta frutto di selezione da vigne vecchie o microzone particolarmente vocate o, ancora, ottenuta da affinamenti più lunghi. L’idea è proporre al mercato versioni più ambiziose e longeve di questo vino. Una tendenza che esisteva già da diversi anni ma che, in particolare a partire dal 2016 (grande annata per la tipologia), ha preso uno slancio definitivo. Durante gli assaggi più recenti ho trovato prodotti profondi e particolarmente interessanti. Inoltre, vedo nei giovani una grande voglia di confrontarsi tra loro e con il lavoro che stanno facendo i loro coetanei in altre zone d’Italia o del mondo. Una spinta continua al miglioramento.”

Come possiamo definire il Santa Maddalena per chi non lo conosce ancora bene?

“Un vino che ti fa compagnia dall’antipasto ai formaggi. Moderno, non troppo alcoli e versatile sia nelle declinazioni produttive che a tavola. Insomma, un must have di una cantina di chi il vino lo beve e non lo pensa soltanto. Aggiungerei che è capace di intercettare il gusto dei consumatori moderni. Anzi, io forse azzarderei anche di più…”

Prego?

“Per me è un vino che in un mercato come gli Stati Uniti, in questo momento storico, sarebbe molto amato. Una volta oltreoceano cercavano vini più strutturati con lunghi passaggi in legno piccolo e tanta “ciccia”. Ora nel bicchiere si cerca facilità di beva e piacevolezza, ancora meglio se a basso contenuto alcolico. Tutte caratteristiche che il Santa Maddalena ha.”

Senza avventurarci troppo lontano possiamo dire che questo vino è ancora poco conosciuto fuori dall’Alto Adige?

“Sì, anche per questo motivo con il Consorzio stiamo lavorando molto sulla sua diffusione e abbiamo organizzato diverse degustazioni fuori dai confini locali. Come dicevamo all’inizio, l’Alto Adige è conosciuto e, giustamente, apprezzato per i suoi grandi vini bianchi. Solo gli addetti al mestiere e gli appassionati hanno consapevolezza delle qualità e del potenziale di questa sottozona. Dal punto di vista della comunicazione il Santa Maddalena ha alcune frecce notevoli al proprio arco”

Ce ne dica qualcuna…

“Innanzitutto si produce solo qui, in questi pochi ettari di terra con varietà di uve (Schiava e una piccola percentuale di Lagrein) profondamente legate all’Alto Adige e che si trovano in poche altre parti d’Europa. È un legame viscerale e irripetibile e non solo con il luogo, ma anche con le sue famiglie e le sue tradizioni. Il racconto di queste persone e delle loro aziende dalla dimensione molto umana è qualcosa che può davvero affascinare e fidelizzare il consumatore, creando un’empatia evidente. Inoltre, la qualità raggiunta negli anni e la voglia di sperimentare delle nuove generazioni stanno portando ad alzare ulteriormente l’asticella del Santa Maddalena. Ora si tratta di arrivare in modo deciso a un pubblico più ampio. Sono sicura che una volta conosciuto questo vino difficilmente si torna indietro”.

St. Magdalener Culinarium - 1.9.2023

E sono proprio la collina di Santa Maddalena e l’omonimo vino i protagonisti dell’evento St.Magdalener Culinarium. Venerdì 1° settembre 2023 dalle ore 18 alle ore 23 non perdete l’appuntamento con l’aperitivo lungo organizzato tra le vigne della suggestiva cornice della collina di Santa Maddalena.